venerdì 9 dicembre 2016

IL BIM E LE POTENZIALITA' DEI CAD

All' entrata ormai in vigore delle normative che regolano gli appalti in BIM le fatidiche UNI  EN ISO  11373 2016  che regoleranno a partire da quest' anno gli appalti in BIM banditi da pubbliche amministrazioni per il controllo e la regolamentazione dei criteri di progettazione ed esecuzione e  dei progetti di edifici ed opere infrastrutturali, si continua confondere il metodo con gli strumenti. 
Infatti laddove il progetto in BIM deve coincidere per forza con l' utilizzo di Autodesk Revit , od Archicad od altri softwares che disegnano per oggetti, ci si chiede perchè una simile metodologia in Italia sia richiesta  sempre più per progetti di riqualificazione di emergenze storiche dove le geometrie irregolari ed una serie di indagini preliminari alla base dell' intervento rendono inefficace o quantomeno macchinoso e lacunoso l' utilizzo dei succitati softwares.

Si dimentica che alla base di Autodesk Revit per esempio è sempre esistito un processo integrato che non vede escluso in via definitiva il buon vecchio AutoCAD da sempre trasversale ad ogni forma di rappresentazione tecnica, non ricordo infatti che nelle campagne di vendita e promozione di tale software in tutti gli anni precedenti ed attualmente ancora con le suites,  non sia stato sempre abbinato ad AutoCAD  sia esso full, light, Architecture, o Civil 3D. Inoltre nel processo BIM in fase  di WIP (work in progress) ad anche  escutiva  ossia di elaborazione di dettagli , l' AutoCAD o genericamente CAD  è ancora ampiamente citato e quindi regolamentato. Inoltre lo stesso Revit ha metodi di quantificazione che passano per famiglie locali e parametri condivisi che permettono  di configurare ed elaborare quantità ed informazioni anche di edifici storici o manufatti restituiti diciamo  per ''trilaterazione''; certo le nuvole di punti ora come ora servono più a contestualizzare un intervento con tecnologie BIM , piuttosto che a determinarne segmenti produttivi reali.






















In ogni caso, lo si è visto con il nuovo codice degli appalti di quest' estate 2016 ,  l' elaborato finale  oramai in Italia sarà sempre demandato al formato standard di interscambio IFC (Industrial fundation class ) quello cioè che porta con se dati qualitativi 
e quantitativi di progetto penalizzando alla fine un pò tutte le interfacce.
Occorre pertanto a mio avviso provare ad avere un atteggiamento diverso , più allineato con quanto si va profilando nei prossimi anni nel settore degli appalti pubblici .
Utilizzare cioè una combinazione di interfacce integrate , e quindi non solo il software BIM prediletto , ma il modellatore 3D, anche di tipo computazionale (Rhinoceros, Dynamo) il costruttore di dati (Archicad, Revit, Bentley, Bim, Allplan,) , il disegnatore di dettagli 2D (Autocad, Microstation etc)  il  gestore di fasi  ed importi di realizzazione ad esse connesse (Naviswork ,  od ancora Bentley BIM, ) il tutto in una piattaforma di condivisione caratterizzata da ampie reti e cloud ormai più o meno implementate da tutte le softwarehouse...............